Quanto le persone con cui ci relazioniamo quotidianamente ci conoscono davvero?
C'è qualcosa che non avete mai svelato di voi stessi neanche alla persona più cara? Io ovviamente vorrei saperli tutti e chiunque vorrà scrivermi raccontandosi, sappiate che mi farete felice. Torniamo alla domanda. La riflessione nasce dopo aver ascoltato in radio una storia a quelli di Pinocchio (Radio Deejay Forever). Il venerdì LaPina, Diego & La Vale consegnano messaggi degli ascoltatori. È una delle fasce del programma più seguite e oltre farmi arrivare sempre con i lucciconi in palestra, oggi mi ha fatto pensare quanto ci avvaliamo di filtri per parlare con gli altri. Quello che di noi ci appartiene nel profondo vive difficilmente nel ricordo di una espressione facciale. Si chiacchiera più facilmente attraverso una chat perché andiamo tutti di fretta, con le nostre giornate sempre più strette e le vite sottratte inesorabilmente un giorno alla volta, mentre messaggi e vocali si allungano per restare in contatto senza imporsi nel flusso della giornata altrui. Sembra un gesto di estrema libertà e rispetto, ma come faceva dire Fellini in un film stupendo da un personaggio a sua moglie "Io e te, in cinquant'anni, cosa ci siamo detti di davvero importante?", così le persone lasciano a un dopo futuro pezzi di sé essenziali, necessari per farsi decodificare e riconoscere nella loro meravigliosa unicità. Ecco quindi che dalla radio ascolto la storia di Thomas, un uomo all'apparenza ruvido, un po' orso, che tuttavia si dichiara innamorato di Laura. Anzi, la venera proprio perché - lui dice - Laura abita un tempo e un luogo della sua vita che lo fa sentire al posto giusto. Quando qualcosa come una canzone, una frase, un ricordo amplifica questa sensazione lui piange, si emoziona, ma di nascosto da tutti, anche da lei che pure gli è vicina da tanto, dopo un matrimonio, due figlie e obiettivi condivisi con impegno e sofferenza. Thomas è un uomo che tocca la felicità e quando se ne accorge, il suo mondo si rilassa. Ora, oltre che augurare più Thomas per tutte, io trovo poetico che qualcuno abbia il tempo di sorprendersi della bellezza che sfiora la propria vita al punto di commuoversi. Trovo sia un gesto di grandezza e compiutezza perché è osservare la strada compiuta senza più lasciarsi travolgere dalle debolezze che ci hanno abitato in un momento passato. Nella caccia al regalo che investirà le prossime settimane pensateci. Chissà che qualcuno non voglia essere originale e regali a un altro una parte sconosciuta di sé. Parto da me con un esempio e un particolare condivisibile con un gruppo di 700 persone. Siamo tutti amici, no? Dunque, fino a 5 anni bevevo latte solo nel biberon. Poi, dovendo iniziare la scuola elementare, mi hanno spiegato che non avrei potuto portarlo con me e dovevo disfarmene. Ricordo perfettamente il momento in cui l'ho buttato nella spazzatura (dovete proprio immaginare in sottofondo una musica da colossal cinematografico, da impresa eroica, tipo "Ben Hur"), e la sensazione di separazione da un oggetto per me prezioso. Infatti da quel momento ho smesso di bere latte (in tempi recenti ho scoperto che è stato perfino un bene per me). Ecco, adesso rischio che leggendomi voi abbiate di me solo questa immagine. Di una bambina di 5 anni a cui hanno nello stesso momento storico negato il biberon e scoperto da sola che forse Babbo Natale - bene che vada - ha traslocato perché la lettera (leggi post dedicato "Scrivere a Babbo Natale"), non gli è mai arrivata. La prossima parte segreta di me non me ne vorrete, dovrà essere qualcosa di più particolare che abbia un pubblico al massimo di 100 persone, e così a stringere il cerchio sempre più. Mi piacerebbe ne restasse uno, un highlander a cui consegnare una specie di Durlindana, la spada di Orlando, meno famosa di Excalibur, ma ugualmente preziosa. C'è solo da sperare non sia l'analista.
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Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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