Ci ho messo tanto a leggere questo libro. Perché intanto accade che io ne legga più contemporaneamente, ma la verità è che la storia sembrava non decollare. Oppure ero io a non essere in sintonia con essa. Forse perché avevo appena chiuso Vangelo Yankee (qui ci trovate qualche notizia) e per me non c’è pari se un libro ti porta parecchio in alto, ti fa uscire dalle rotte letterarie consuete e ti fa pure piangere (in questo non sono attendibile perché a me basta poco ultimamente. Saranno gli ormoni). Tuttavia non ho mollato. Per il titolo, per la copertina che sembra anticipare l'ingresso in una favola e perché la persona da cui l'ho comprato (sì, è un second hand) mi ha assicurato che mi sarebbe piaciuto. Non è una persona che abita stabilmente la mia vita, né conosce i miei gusti in fatto di letture, ma la comunità dei lettori è frequentata da gente strana; ci si riconosce a volte per una citazione, per un titolo e si creano connessioni che non hanno nulla a che spartire con la realtà e i suoi ritmi ingessati tutt’altro che poetici. So che un libro ha fatto breccia quando, una volta terminato, mi viene istintivo tornare all’inizio, per rileggere qualcosa che, per inabissarmi velocemente, ho perso. Quello che mi è piaciuto subito è stata l’ambientazione nel mondo dell’editoria. Un traghetto viaggia verso un’isola dove esiste un'unica libreria. A bordo, una donna che lavora come agente di una casa editrice, ha il compito di presentare la cedola stagionale al libraio. Nelle prime pagine in verità, lei ha tempo di sistemarsi lo smalto e fare la conta dei fallimenti sentimentali, l’ultimo dei quali gli si presenta al telefono non perdendo occasione di essere ancora sgradevole. Ho continuato a leggere perché mi auguravo che la donna, Amelia, gli riservasse una rispostaccia e perché in lei ci stavo proiettando il mio alter ego letterario. Tutti assieme quindi siamo arrivati all’ingresso di Island Books la cui insegna dice: Nessun uomo è un’isola, ogni libro è un mondo. Non solo mi è piaciuto parecchio, ma all’interno il proprietario della libreria mi ha ricordato uno dei personaggi dei racconti di Carver. Un uomo abbastanza comune, senza passioni particolari che si è ritrovato suo malgrado su quell’isola per vivere il sogno della moglie. La moglie, Nic, è però morta in un incidente stradale lasciandogli una passione senza scopo e una dipendenza dall’alcool. Anzi, da come tratta Amelia due pagine più giù, sembra che Mr. Fikry i libri li odi perfino. La narrazione sembra rallentare (o forse rallenta solo la mia lettura), ma continuo perché inizio a trovarci tanti consigli di scrittura (e non solo); inoltre ogni capitolo è intitolato col nome di un racconto di un autore noto. Racconto, non romanzo. E l’autrice spiega attraverso uno dei protagonisti come la sua stima si volga imperitura ai produttori dei primi, perché il racconto deve autoconcludersi in poco tempo e spazio e richiede all’autore una maestrìa non comune. Checov per esempio, per tutta la vita ha scritto solo racconti. Pregevoli, veloci, guizzi di ironia e sagacia pescate nel quotidiano. Ma torniamo al libro in questione. L’inizio di ogni capitolo non solo ha il titolo di un racconto, ma di questo A.J. Fikry, il burbero proprietario della libreria, ne firma una recensione. Sono curiose e divertenti, ma soprattutto, si scoprirà molto oltre, hanno un unico destinatario oltre il lettore. A pagina 60 arriva la svolta. Perché Mr. Fikry una mattina, al rientro dal running quotidiano, realizza che qualcuno si è intrufolato in libreria e vi ha lasciato una bambina. La scrittura inizia l'impennata, i dialoghi pure. È un libro che parla di altri libri, ma che li lascia così in superficie che il loro ordine confuso non infastidisce. Negli ultimi due giorni ho accelerato la lettura al punto che d’un fiato l'ho terminato. In ogni pagina nella seconda metà sembrava esserci un riferimento personale. E forse questo fanno i libri che diventano classici. Riescono a parlare alle persone in ogni tempo e grazie a questo alimentano la propria notorietà col semplice passaparola. Parlano a tutti un po’ di loro stessi, come se l’autore avesse potuto sbirciare nella vita del lettore e avesse colto esattamente quel mattoncino che ne fa vacillare l’equilibrio. Ci ho trovato perfino quel Carver di cui avevo sentito fin dalle prime pagine l’aria pregna di vissuto, come quella di una casa i cui odori di cucina si diffondono ovunque e si attaccano ai vestiti. Di Carver, per inciso, me ne sono occupata nella tesi di laurea discussa il 21 ottobre del 2008. Una data non vuole dire nulla, ma a me il 21 dice tanto. Dopo la parola fine in questo romanzo ci ho trovato, tanto per riderci su, perfino un unicorno. Non vi dirò quale passaggio del libro mi ha commosso fino alle lacrime perché lo sento privato e perché qualcuno non molto tempo fa mi ha detto che le cose importanti vanno trattenute un po’ di più per non togliergli energia. Polvere magica, dico io. Forse un giorno nasconderò quella frase in un romanzo. Fino ad allora però ve ne lascio un’altra. Perché la bravura di uno scrittore, per me, è farti credere di parlare di libri mentre in verità ti sta parlando della vita. “Che differenza c’è tra un libro e l’altro? Sono diversi perché lo sono - decide. Bisogna leggerne molti, bisogna crederci, bisogna accettare che ti deludano, perché qualcuno, di tanto in tanto, ti possa entusiasmare”. #gabriellezevin #lamisuradellafelicità #libridaleggere #lholettoeloconsiglio
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Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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Lo stupore per le stelle immobili Il cuore e le riserve di sazietà Drusilla, l'unicità dietro la maschera Quello che non (mi ) scende A message in a book La paura ha paura L'ombra della luce La filosofia in una camminata Anche una crepa... La misura della felicità Siamo endiadi a metà Rapporti di platino Di quel paese chiamato Amore De/sidera... pensarsi oltre E se foste un libro da salvare? The great gig in the sky Manuel Vilas, 100 comandamenti più uno La stanza del Mago Ezio Bosso Se avere talento pesa Ma tu, che paura hai? Quando a mancare è il respiro E voi, come vi state proteggendo? L'ulivo che vuole essere preso in braccio Un virus legale e la gioia bambina Fate virale la gentilezza Leandro e le cassette dei sogni da montare La maschera e il volto Somewhere over the rainbow... there's Judy Il saluto salutare Condividete e moltiplicatevi A Natale regalatevi un T.E.A.M. Te lo dico in un vocale Vi svelo un segreto Come un calzino spaiato La fata delle scarpette Maleficent a modo mio Profumi di nuovo Gratitudine. Un motivo al giorno Om... e torno a casa Come avere successo in amore. Forse Parole da salvare Dimagrire. 4 consigli non richiesti Giovanni e la birra annacquata Nuovi passi hanno bisogno di nuove scarpe Riflessioni allo specchio La vita come un applique fulminato Come potenziare la sfiducia negli acquisti on line HappyhandZoombombing aziona circuito di beneficienza
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Cara amica mi scrivo Elogio della lentezza Guerriere senza veli La felicità è un muscolo Pippo e il paradiso di Konrad Lorenz Svegliarsi... altrove Quando il web parla della tua vita Ri-conoscere il passato per dirgli grazie I grassi (saturi) vanno ignorati Amore: un amico speciale che si rinnova ogni tre giorni Alle radici della narrazione A scuola di tolleranza A lezione sul balcone Che un profumo vi annunci Non Ciao, ma Ti vedo dimagrita Ho perso le parole La chiave della felicità Un giorno forse torneremo qua I miei ex fidanzati (immaginari) Scrivere a Babbo Natale Avete tempo per una buona notizia? Dieci cose di me Giardini d'infanzia Gli sguardi dell'Amore Una radio sintonizzata sul futuro C'è molto di te in me Trova le parole per me La blue girl della mia infanzia Gente arcobaleno Venti non anniversari e una valigia senza peso Casa NennaCamminare per rinascere
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