Avrò attirato l’attenzione con questo titolo? Nessun racconto hard, mi spiace. Con la prima volta mi riferisco al viaggiare sola. Perché sì, non era ancora capitato che viaggiassi in totale solitudine, senza supporto di amici e conoscenti a condividere un'abbuffata davanti un doppio cheeseburger che a casa non ti concederesti così a cuor leggero.
Una circostanza dunque in cui inizialmente mi sono trovata mio malgrado mesi fa, precisamente in agosto, quando al PC provavo, dopo precedenti fallimentari tentativi, a convertire il coupon che avevo ricevuto in regalo. Il motivo di contorno alla rinuncia a chiedere compagnia è perché, con tanto preavviso, da noi è legittimo preannunciare solo un matrimonio. Programmare un viaggio che non sia coincidente con una festività o un ponte in cui ci si sposta in massa, è prerogativa solo di chi ha un lavoro part-time, in una vita part time (perché di fatto non riesco a dipendere nemmeno dalle mie decisioni del giorno prima). Mi sono ritrovata così a valutare, non senza un brivido d'euforia, che mi trovavo davanti a una prima volta. Ne viviamo di continuo, ma non ci rendiamo conto perché pensiamo che sia prerogativa dei bambini e non ci sia più nulla di cui stupirsi di pura meraviglia. Penso sempre di farne una lista, di prime volte ancora da vivere almeno una volta l'anno, ma vince la pigrizia e vado avanti per improvvisazione. Dunque quel pomeriggio di agosto interrogavo il computer abbastanza disincantata. No, proprio convinta che il maiunagioia avrebbe dato soddisfazione. Invece... Evidentemente se la stava spassando in qualche alcolico aperitivo alternativo e l'Universo ne ha approfittato per riequilibrare altre vicende non proprio felici confermandomi che un regalo in quanto tale, non va mai sprecato. Quello che ancora non sospettavo è che avrei persino avuto la scelta tra Siviglia o Valencia. Breve, e dai cugini spagnoli, mi è sembrato un compromesso realizzabile. Ho fatto qualche rapida ricerca e Valencia si è aggiudicata la vittoria. A pesare sulla decisione ha influito leggere che la Cattedrale della città custodisce quello che viene venerato come il sacro Graal. Andare simbolicamente alla ricerca del Graal mi è sembrato improvvisamente un motivo colmo di fascino per un viaggio che nasceva in circostante impreviste e perfino non cercate. Una volta assicurata il volo, per quella dose di insicurezza e voglia di controllo da cui mi faccio illogicamente trasportare nei momenti più inopportuni, ho cercato l'alloggio. Ho trovato anche quello, (sul circuito Airnb), a un costo abbastanza concorrenziale per il periodo e nonostante fosse appena fuori dalla Ciudad Vella (centro storico), mi sembrava tutto così ben orchestrato che non ci ho badato più. A meno di dieci giorni dal volo l'euforia provata mentre prenotavo ha ceduto il passo a un friccichìo misto di timore, per non avere la minima idea di come sfruttare al massimo quella tre giorni, e di attesa di questa me alle prese con una nuova ricercata solitudine (un po' ciò che accade quelle rare volte che mi costringo a vedere un horror: curiosa e terrorizzata allo stesso tempo). In mezzo a questo crocevia di pensieri e surF-fering sul web a caccia di bignami di viaggio per abbuffarsi di visite nel più breve tempo possibile, ecco che Araceli (che significa Porta del Paradiso), proprietaria dell'appartamento che avrebbe dovuto ospitarmi, mi comunica via messaggio che di fianco al suo inizieranno dei lavori di ristrutturazione e che se ritengo possa essere un problema, è disposta a restituirmi l'importo pagato. Per fortuna, avendo nuove urgenze, non ho indagato in quel momento quello che so oggi, ovvero che qualcuno con un nome abbastanza rappresentativo mi stava dicendo che mi negava l'ingresso del Paradiso valenciano che mi ero scelta. In quel sabato sera, a meno di 4 giorni dalla partenza, apprendere la notizia di per sé, è stato peggio che se mi avessero detto che un viaggio nel tempo mi aveva portata indietro al giorno prima del mio matrimonio. Nel mentre di una quotidianità non sempre così placida e scorrevole come il letto del Colorado, rimettersi al computer per cercare di conquistare un nuovo posto in cui dormire, non è stato facile. Tanto più che non ero certa della felice conclusione del rimborso. Un volo ricevuto in regalo rischiava di trasformarsi in una spesa maggiore che se fossi partita all'ultimo momento. Ecco però che sul circuito Booking, all'una di notte, trovo un B&B a 150 metri dalla metropolitana (fermata Colon, praticamente nel centro storico) il cui confort principale era proprio la posizione. La prenotazione senza costi aggiuntivi sarebbe scaduta dopo 24 ore. Solo ventiquattro ore di tempo per avere conferma (da una serie di operazioni che avrebbe dovuto compiere la proprietaria dell'appartamento non più disponibile) di poter soggiornare in quello che ormai aveva scalato la classifica delle preferenze tra tutti gli alloggi a Valencia (cercate, se vi interessa, Kasa Katia Eco Guest House ). Mi sono arrovellata su questi pensieri per un po', ma sapete che ho fatto il mattino dopo? Ho smesso di preoccuparmi. Ho deciso che comunque sarebbe andata, il soggiorno nel B&B sostitutivo avrebbe di molto migliorato il viaggio facilitando gli spostamenti. Mi sarebbe costato il doppio. Fa nulla. Un motivo a tutti questi contrattempi c'era e io lo avrei saputo. Cosa è accaduto? Che Araceli ha acconsentito (secondo prassi) alla mia richiesta di cancellazione (lasciando socchiusa la porta del Paradiso) e il lunedi ho ricevuto conferma del rimborso totale dall'assistenza Airnb. Non solo. In considerazione della difficoltà in cui sono stata messa a pochi giorni dalla partenza, una gentilissima signora Elsa mi ha esteso la scadenza a un anno per l'utilizzo di un coupon regalo di 25 euro. Ecco che nel mio Graal si era già depositata la prima importante lezione: non programmate troppo in anticipo. La vita riserva il posto migliore a volte solo all'ultimo momento.
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