Alert! Contiene spoiler. Ieri sera, per compensare la crescente diminuzione di endorfine a causa dello stop temporaneo dal mio amato Bodysculpt, ho cercato un altro rimedio naturale per accrescere il benessere e placare la mente: correre (si fa per dire) verso l'entrata di un cinema. Confesso che quando mi proposero la visione del primo accettai con sospetto, ma si rivelò oltre le aspettative. Ecco perché non avrei comunque rinunciato al secondo (non fatelo neanche voi). Ora vi dico che il racconto si apre con una grande verità: per quante tu ne faccia, il tempo tenderà a ricordare la tua storia personale prendendo come riferimento la versione peggiore. * La seconda è che se il detto vuole che in un pollaio con due galli non fa mai giorno, due regine (future consuocere) alla stessa tavola sono capaci di scatenare una guerra. Terzo, non meno importante, è che tra due regine incazzate per motivi diversi, la cosa migliore che un uomo possa fare è dormire. Infatti re Giovanni (padre del futuro sposo Filippo) dorme tutto il tempo per svegliarsi alla fine del film, proprio come accadeva a me quando il mio ex mi proponeva la visione di alcuni must del cinema fantasy o dei supereroi. Il principe Filippo dal canto suo, che si dichiara già nella prima scena con tanto di brillozzo (che poi non si capisce perché diventa un cerchietto di ramo rinsecchito nel momento della promessa solenne passati tutti i disastri) fa pensare ovviamente ai principi moderni che con il vestito migliore che hanno - un profilo social ripulito a nuovo - ti offrono subito un sogno d'amore eterno. Ecco, lì c'è tutta la lettura del vecchio e del nuovo, morale suprema di ogni favola. Se un uomo si dichiara subito e sembra perfetto, stai certa che c'ha una madre da cui sarebbe opportuno scappasse. Tu, giovane principessa della brughiera di Facebook, diffida sempre e ascolta i consigli di quella strega di tua madre che ne sa una più del diavolo. Ultimo, ma non meno importante, noi gentedelSud si passa in media due anni a organizzare un matrimonio mentre Aurora e Filippo dimostrano, alla faccia perfino degli ultimi sposini reali in ordine di tempo Harry e Meghan, che nonostante dal tuo regno sia appena passata una guerra, basta desiderarlo e tutto intorno si crea un sontuoso e fiorito ambient nuziale. Senza parlare della sposa a cui la fata più potente del regno, nonché madre adottiva, rigenera ferite ed escoriazioni sul viso dandole pure una ravvivata di colore ai capelli. Meglio di ciò che fece Smemorina con Cenerentola vi dico. Ecco, io non potrò più partecipare a un matrimonio senza storcere il naso venendo a conoscenza delle lamentele e lo stress per i preparativi. Lo dico pure all'amica wedding planner: è tutto superato. Veniamo alla pace che trionfa, non solo quella tra i due regni confinanti, ma soprattutto dei due sposini che il giorno dopo delle nozze vengono salutati al volo dalla neo-suocera (nel senso che lei anziché presentarsi a metà mattina con i cornetti nel vassoio, svolazza un po' fuori della finestra facendo prendere un colpo a tutti, spettatori compresi). Cosa abbiamo imparato da questo film? Che con le ali, più larghe e forti possibili un po' ci si nasce, per andare in aiuto di chi amiamo, ma anche per volare lontano, restando alla giusta distanza. Titoli di coda. ps: chiedo scusa ai critici cinematografici veri (e seri). Angelina Jolie in "Maleficent, Signora del male
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Un po' di tempo fa, ispirata da un consiglio di Rob Brezsny che sembra che consulti le stelle, ma direziona sempre un po' lo sguardo dentro di te, ho fatto il gioco di immaginare di voler "salvare" dieci oggetti che possano parlare di noi tra duecento anni. La cosa straordinaria è stata scoprire che in alcuni contesti non cambio mai perché quelle vecchie scelte continuano a rappresentarmi. Esattamente nella stesso ordine di importanza. Continua da 1) La penna e 2) la PENTAX, regalo dei miei genitori Natale 2006. Le penne mi piacciono. Quella di cui parlo è proprio qui, nella foto di copertina del sito. La penna parla di me in senso assoluto al punto di averla scelta come titolo del blog. Eppure giro senza. Sempre. Strano per qualcuno che ama scrivere. Dopo un lungo conflitto, essermi imposta convinzioni limitanti, ho poi capito che la penna, in quanto oggetto non mi serve, perché ciò che conta sono le parole e le immagini che possono scaturire, e quelle non è la penna a fermarle, ma i cinque sensi, più intuito e cuore. Sono sette, numero magico. La Pentax è un passo dopo la penna "of course" perché strumento anch'essa, necessaria a catturare porzioni infinitesimali di Tempo che non ci trova presenti quasi mai. Ecco perché abbiamo bisogno di fotografare. Perché siamo consapevoli della nostra scarsa capienza di memoria, della incapacità connaturata di trattenere ciò che davvero conta. Infatti ci facciamo sfuggire persino la vita. La mia Pentax si è spenta definitivamente e dignitosamente nel marzo 2014 nella traversata Tromso-Kirkenes, a caccia di un'aurora boreale per cui, evidentemente, non erano maturi i tempi. 3) Il libro de “Il PICCOLO PRINCIPE” acquistato perché in una puntata di “A tutto volume” di Alessandra Casella qualcuno ne aveva parlato estasiato e mi aveva fatto nascere la curiosità. Un libro universale, parla a tutti. Nel mio ci scriverò presto una dedica: "Questo è il primo. Ora salvate tutti gli altri, perché leggere sfogliando e tagliandosi con la carta, è una gioia irrinunciabile fino al vostro ultimo giorno". 4) Il QUADERNO DI RICETTE – rigorosamente scritte a mano – di mia madre. Perché abbiamo bisogno di cose genuine accompagnate dai gesti attenti di chi prepara del cibo per noi. E sapere cosa fare se si vuole fare altrettanto. 5) Il mio PROFUMO preferito (che è sempre stato solo uno per ogni età della vita – proprio come gli uomini che ho scelto). Ora sarebbe l’eau de toilette Narciso (il nome è tutto un programma, lo so) perché le diverse fragranze parfum non vestono bene con il mio pH. La spiegazione che fornisco inquieta anche me, si sappia, ma quell'essenza mi appartiene. Forse tra qualche tempo, neanche troppo, si miscelerà con un sentore di rose a cui sto appassionandomi da poco. Sarà qualcosa del tutto nuovo e sarà personalizzato, nel senso che starà bene solo su di me. 6) Il PRIMO QUADERNO scolastico, datato settembre 1978 (che mia madre – al contrario della Marie Kondo che mi abita -, ha conservato). È in cantina, assieme al cestino dell’asilo, il cui odore di cuoio - nuovo, ve l'assicuro - è un profumo irrinunciabile dell'infanzia. Vado a respirarlo almeno due volte l’anno quando vado in cantina e ho bisogno di ricordare che, se voglio fare delle lezioni della vita un dono, devo tornare a essere gioiosa e curiosa come lo ero a cinque anni. 7) La CHIAVE DELLA PORTA D’INGRESSO di casa, perché puoi abitare tanti posti, se sei Abbastanza per qualcuno abiterai anche dei cuori, ma c’è solo un luogo alla volta nel mondo che puoi chiamare così. 8) Una FOTO DELL’AURORA BOREALE (perché prima di morire l’avrò) che ci mostra come potrebbe essere la felicità se avesse una consistenza materiale. 9) Il TESTO DI “SMOKE GETS IN YOUR EYES” di The Platters perché il senso dell'amore vero lo sappiamo da quando nasciamo e fino alla fine dell'infanzia, poi ce ne dimentichiamo e pensiamo di non averlo mai posseduto o ci abbia lasciato. Non è così. 10) Un paio di SCARPE DA FITNESS perché sono le uniche che possono portarti con comodità ovunque, dalla palestra a rincorrere i tuoi sogni, tranne un uomo. Un uomo mai, non ne vale la pena. Quello giusto non ti riporta ciò che hai perso, non è un cane da riporto. L'uomo giusto, semmai, prima o poi ti regala un paio di scarpe nuove. Magari per fare un pezzo di strada assieme. C'è un gruppo su Facebook di cui sono felice di far parte, in cui almeno una volta al giorno si può leggere di una storia bella. Qualche giorno fa ho trovato qualcuno che di sé diceva pressappoco questo: "Ci si distrugge a volte perché l'odore del fango è più familiare di quello delle rose".
Continua da Instagram: Ecco, io credo che occorra allenamento, come per tutto il resto. Una spezia nascosta tra altri ingredienti, come potrebbe esserlo il cardamomo, è così preziosa e insolita che per essere riconosciuta ha bisogno di essere gustata a lungo, oltre che di un olfatto mai sazio e curioso (allenato, appunto). Anche le relazioni sane (di amore, ma anche di amicizia) bisogna imparare a fiutarle da lontano, farci il naso, riuscire a combattere il desiderio di allontanarsi perché ci risulta estraneo l'odore delle rose (o del cardamomo, fate voi). Nella mia vita, per esempio, sento emergere a tratti un'essenza, non saprei dirvi a cosa somiglia, ma c'è. Eccome se c'è. Ogni tanto si impone da alcune profondità, ma sono io a ricacciarla indietro. E per un altro po' me ne dimentico. Poi a ricordarmene arrivano le storie, soprattutto quelle che mi vengono regalate dalle donne che incontro. Le donne, fatevene una ragione, ci arrivano sempre per prime. Quando una donna indossa un nuovo profumo che le sta d'incanto come se fosse quello di una seconda pelle, è impossibile non vederla perché appare più luminosa. Correte ad annusarla. Donne così, profumano di lunghe battaglie perse e una guerra vinta con le loro ombre. Chiunque abbia scattato questa foto non sapeva che molti anni dopo, per una serie di incastri che non vi racconto perché non avete tutto questo tempo, io avrei avuto il piacere di vedere i miei genitori in uno dei loro pochi momenti di svago, ma soprattutto durante quell'attimo di dimenticanza che, pare, si chiami felicità.
Ne ho tante di foto, per fortuna, ma quello che in questa mi ha colpito è lo sguardo di mio padre. Cosa pensa mentre sorride e soprattutto chi guarda. Non posso chiederglielo, ma non importa perché la risposta l'ho sentita e respirata tra loro per anni. Resta un'immagine a confermarlo e per me, la scintilla di una consapevolezza: l'amore non vive nei gesti eclatanti, né se ne compiace. Così come diceva Čechov ne "Il gabbiano" <Le cose davvero importanti vanno dette sottovoce>, al pari lo sguardo carezzevole dell'Amore si adagia su di noi quando non ci accorgiamo. Siedo su un'anonima panchina di un parco cittadino e penso che una cartolina possa diventare il simbolo di una connessione tra due pensieri distanti, ma forse qualcosa di più.
Stamattina inevitabilmente ho ricordato due anniversari: una nascita e una morte. Tuttavia anche la persona che celebrava la sua nascita non c'è più. La mia visione di equilibrio cosmico presentava già una "imperfezione". Poi mi sono ricor-data di un film meraviglioso, "About time", in cui il protagonista racconta la sua idea di felicità: si può scegliere, diceva, di vivere una giornata focalizzandosi sulle difficoltà, su quello che ci manca, sulle frustrazioni causate da altri, o cogliere solo i dettagli. Ecco, i dettagli, da qualche tempo, sono quelli che preferisco. Quindi questa giornata l'ho iniziata con la piacevole sensazione che qualcuno aveva già preparato la base dei pancake proteici per la mia colazione (la cannella portata via da Zanzibar è stata il tocco nella memoria che mi ha fatto passeggiare ancora tra le spezie e i mille profumi di quell'isola unica, tutto mescolato nei pancake). Poi è stato il momento di sudare per la mia terapia con i muscoli. Lì, accumulata tra le fibre, ci conservo l'ispirazione per le parole future. Dopo sono dovuta volare di corsa dal dentista perché i braccetti che reggono attualmente la mia dentatura sono inquieti come me. Il dentista mi ha fatto notare come piano, ligi, assecondando la memoria di un filo d'acciaio, stiano allineandosi come soldatini. La memoria, ha detto, è una parola pertinente. In verità per tutta la vita ogni organo raccoglie e archivia la sua, ma badate: quella più importante è del cuore. Quello che ci emoziona, il ri/cor(do), quel tornare al cuore, non è certo merito della mente. La mente archivia associando per pura e fredda logica. Ricor-datevelo. Sono passata anche dalla banca per le solite incombenze, ma in verità oggi mi sento un po' amica del cassiere che ha spesso raccolto le mie lamentele e oggi, di questo "fastidio" di vederci almeno una volta al mese, ci abbiamo riso su. Ero infine in direzione di casa, parlavo con qualcuno di evoluzione spirituale, di destino, di cuori chiusi e subito dopo mi ritrovo a evitare per fortuna, attenzione, guida senza cellulare, un bruttissimo incidente. Avere buoni angeli aiuta tanto quanto avere freni e gomme efficienti. Ed ecco che dopo aver salutato un lavoro che non porterò a domani, mi ritrovo su una panchina, ad ascoltare la conversazione di una nonnina che spiega all'amica, dall'altra parte del telefono, come finalmente possano parlarsi senza l'ansia di minuti e credito che si esaurisce perché il nipote ha provveduto a un nuovo abbonamento. Ed è in questo momento che ho scattato la foto, credendo fortemente che il pensiero non ha limiti. A volte fa cascare una Shanghai in miniatura nel cuore di una piccola città del Sud, permette di scivolare senza fatica nella postcard list di amici lontani che ti fanno girare il mondo con loro, e fare il miracolo di essere ancora qui, a raccontarvelo. #happynessandgratitude Continuo a leggere delle parole da salvare, il progetto di Zanichelli Editore che sarà anche a Bari a fine ottobre. Coincidenza, stamattina tra i ricordi mi appare una frase di Castaneda in cui all’opposto, sono le azioni a essere esaltate. Perché anch’esse possono fornire una nuova descrizione del mondo. Il suo consiglio suona come “Taci e Agisci. Di suoni simili, omofonie (quell’om anticipa già qualcosa) si parlava ieri durante il break della lezione di bodysculpt. Una pausa necessaria e voluta che ci permette di riprendere fiato, ma anche di scambiarci impressioni su qualcosa. Per i voli pindarici a cui ci costringe il nostro istruttore bisogna avere competenze pressoché su ogni argomento. E se ti scopre impreparato, ti inviterà a un approfondimento da condividere in seguito col gruppo. Insomma, dall’esterno sembra che io vada semplicemente in palestra, in realtà non smetto di studiare (e sorprendermi). Così ieri sera, non so come (perché avevo le attività cerebrali ridotte al minimo necessario per la sopravvivenza) il Mister cita Home, intendendo “il ritorno a casa” che per estensione voleva assimilare l’idea di un porto sicuro – credo -, ma io – con zero attività neurali, appunto (sic!) – ho capito “OM”. Per un attimo quell’Home e OM si sono trovati in un crocevia insolito, tra un deck e un bilanciere, in mezzo a tanta anidride carbonica prodotta da gente in affanno. Om è un mantra sacro, si dice che sia il suono primordiale dell’Universo. Il suono dell’Atman (Dio, o anima) che ha originato ogni cosa. Nella tradizione induista l’OM è detto Pranava: sostiene tutta la vita e scorre attraverso il respiro. [continua da Facebook / Instagram] -> Riporto testualmente: “recitare la OM consente di riconnettersi con la saggezza dell’Universo, con la fonte. La pratica, cioè il ripetere (almeno 21 volte) questa sillaba, aiuta a rimuovere tutti i pensieri ridondanti e inutili, a eliminare le distrazioni, a liberare le emozioni che bloccano il nostro agire armonioso; porta nuovo benessere e pace nel corpo”. Siccome gioco continuamente con le associazioni ho pensato che il semplice fatto di respirare mi riporta a casa, nel “grembo” della creazione. Non sarà neanche un caso che la pronuncia finale, il suono M, rimandi per omofonia (ecco), al primo suono che tutti siamo in grado di riprodurre: Mamma. Ieri sera, avendo avuto il compito a casa, cercavo tra le spiegazioni del simbolo (riportato in foto), una specie di 3 panciuto. Trovo così una lettura molto originale di una persona che per oltre dieci anni è andato in cerca del perché il simbolo dell’Om fosse stato pensato così. Gli dà una lettura matematica attingendo alla sua tesi di laurea sulle geometrie non euclidee. In pratica uno dei postulati più famosi di Euclide (“Due rette su un piano non si incontrano mai”) pare sia stata integrata da un modello geometrico sferico elaborato da Riemann, che sostiene che il percorso più breve tra due punti è una curva. Il nuovo postulato diventa pertanto “Due rette qualsiasi di un piano hanno sempre almeno un punto in comune”. Siamo tutti improbabilmente e invariabilmente connessi. E non intendo via social. Tornando all’autore del post, lui immaginava trasposta la nostra realtà tridimensionale, così come siamo abituati a percepirla, sul simbolo dell’OM composto di 3 elementi (punto, retta, piano). Associandovi le idee della sua tesi di laurea, ne è emerso che quel grande 3 possa essere un piano cartesiano dove appunto, per la geometria sferica di Riemann, le rette anziché viaggiare dritte per la loro strada senza incrociare nulla, possano unirsi in una curva. Ne consegue che questo strano (e perfetto) Universo in cui siamo calati abita in un segno che ci invita a guardare le cose da punti di vista diversi, accogliendo i calcoli di Euclide e il potere dell’immaginazione di Reimann, oltre che dell’autore del bellissimo articolo. A me ha fatto unire tutti i punti e ho pensato a una curva più semplice: il sorriso. Quello che mi appare spontaneo quando scrivo (roba lunghissima come questa), quando entro in palestra (la mia seconda casa, dove il Mister mi fornisce la scintilla per pensieri come questo) e infine quando torno alla mia prima casa, da mia madre. Le tre età della donna, Gustave Klimt |
Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
La storia c'è. Facciamone un romanzo vero Il libro c'è. Voi? 0,18181818 Il titolo che vorrei Rinunce Rapsodia, insieme per resistere. Scrivendo La settimana della "Revolution" Lettere dal passato 1001. Traguardi e nuove partenze OMG... L'ho fatto davvero Sottolineatevi... in verde Storia di una matita rosso-blu... e una gomma Matematica e profumi Il talento BlogDating: ve lo dico con una bio
Lo stupore per le stelle immobili Il cuore e le riserve di sazietà Drusilla, l'unicità dietro la maschera Quello che non (mi ) scende A message in a book La paura ha paura L'ombra della luce La filosofia in una camminata Anche una crepa... La misura della felicità Siamo endiadi a metà Rapporti di platino Di quel paese chiamato Amore De/sidera... pensarsi oltre E se foste un libro da salvare? The great gig in the sky Manuel Vilas, 100 comandamenti più uno La stanza del Mago Ezio Bosso Se avere talento pesa Ma tu, che paura hai? Quando a mancare è il respiro E voi, come vi state proteggendo? L'ulivo che vuole essere preso in braccio Un virus legale e la gioia bambina Fate virale la gentilezza Leandro e le cassette dei sogni da montare La maschera e il volto Somewhere over the rainbow... there's Judy Il saluto salutare Condividete e moltiplicatevi A Natale regalatevi un T.E.A.M. Te lo dico in un vocale Vi svelo un segreto Come un calzino spaiato La fata delle scarpette Maleficent a modo mio Profumi di nuovo Gratitudine. Un motivo al giorno Om... e torno a casa Come avere successo in amore. Forse Parole da salvare Dimagrire. 4 consigli non richiesti Giovanni e la birra annacquata Nuovi passi hanno bisogno di nuove scarpe Riflessioni allo specchio La vita come un applique fulminato Come potenziare la sfiducia negli acquisti on line HappyhandZoombombing aziona circuito di beneficienza
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