Ricorda l’alterigia di Miranda Priestly, interpretata dall’altrettanto sublime Meryl Streep in Il diavolo veste Prada. O forse l’associazione più immediata è tutta in quella scelta di chioma icy white che tocca e risistema di continuo in un vezzo intermittente. Drusilla Foer, al secolo Gianluca Gigo Gori, mi era capitato di conoscerla attraverso la radio, ospite qualche anno fa di Pinocchio (il programma de La Pina su Radio Deejay) dove presentava il suo spettacolo Eleganzissima, che non smette ancora di girare l’Italia (tra l’altro anche in Puglia il prossimo 30 e 31 marzo).
Di teatro ci vive da tempo, è stata scelta da Ozpetek al cinema e da Chiambretti in Tv. Di recente si è conquistata anche una striscia tutta sua in un programma su R101 diretto da Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri, per dire. Mi sono persa tutto come Mentana che ha definito “inaspettato” il successo di Drusilla sul palco sanremese. Confesso di aver appreso in ritardo della sua presenza al Festival perché ignoro tutto ciò che lo riguarda. Lo considero un feticcio il cui difetto principe è l’interminabilità. Tutto ciò che richiede la mia attenzione per due sere di seguito è di fatto bannato. Figuriamoci cinque! È lo stesso motivo per cui con estrema difficoltà riesco a guardare le serie tv che si dilungano per più di una stagione. Mi taglio fuori da sola dall’80% dei trend topic, praticamente. Però, incuriosita dai commenti che il popolo social sempre generoso ha distribuito tra entusiasmi e polemiche, sono andata a guardare su Raiplay. In Drusilla ci ho visto il riscatto intelligente di un mestiere costruito dal basso, dalle piattaforme social diversi anni fa, ma che si è sempre cibato di cultura, di confronti e visioni sfaccettate. Figlio di un diplomatico toscano, deve l’effervescente personalità all’integrazione tra l’adolescenza a Cuba e gli anni londinesi o a New York dove gestiva un negozio vintage insieme a uno dei tanti salotti culturali simili alla Factory di Warhol, ma meno imborghesita. Come un apolide che non appartiene ad alcuna terra e le domina tutte. Credo sia questo che abbia contribuito a formare lo spirito critico e la profonda umanità di questo artista che sublima il maschile nel femminile così che il suo messaggio possa raggiungere la maggior parte delle altrui profondità. A Red Ronnie che, in una intervista a Bologna confessava di essere arrivato al suo spettacolo su suggerimento di Gianni Morandi, ma non sapeva nulla del suo percorso artistico, ha risposto: “Sono così felice che lei non sappia niente di me”. Non sapere nulla significa non avere un’idea pregressa, il famoso pre-giudizio. Così lo sono solo i bambini e gli uomini e le donne che si mantengono liberi. A chi continua a sostenere che il palco sanremese dovesse essere totalmente suo, dico no: perché Drusilla ha un unico messaggio e se pure certa che inventerebbe nuovi modi per esprimerlo, non tutte le persone sono pronte per accoglierlo. Diverrebbe come quelle dosi in eccesso di farmaco che si trasformano in veleno e l’organismo prova a espellere. Superba, sagace, mai volgare fino a superarsi in quel monologo finale che, come ha detto Adinolfi, meritava una fascia oraria meno rarefatta di pubblico. Sono così vicina al sentire di quelle parole, soprattutto quelle da sostituire subito, come gli amanti che non funzionano più. Avevo provato anch’io a dire qualcosa di simile qualche giorno fa (qui, per approfondire) e suggerivo l’eliminazione di alcuni modi di dire in uso sì, ma poco adatti alla gentilezza di cui abbiamo bisogno. Sono meno d’accordo con coloro che avrebbero desiderato per l’uomo Gianluca Gori, soprannominato Gigo, di svestire per una volta i panni artistici di Drusilla (e il trucco, quello forse sì, lo odia). Trovo tuttavia che non abbia fatto una grande differenza perché per fortuna, per una volta, quel trucco non è una maschera teatrale e non nasconde la persona, ma ne rivela due. In quel messaggio così autentico Drusilla ha usato la propria voce, quella profonda, ricca di testosterone, ma che parla di paure, di valori e di passato, ancorché difficile, e dice che tutte possono essere sollevate assieme per farle danzare urlando con un’unica voce: Io sono tutta questa bellezza. Cara Drusilla, carissimo Gianluca, non so se nel 2017 quando hai scritto questo post su Instagram hai pensato che un giorno saresti sceso lungo la scalinata del palco sanremese, ma io ti ho visto e tu hai sempre guardato dritto. Quella scalinata te la sei meritata. #sanremo2022 #drusillafoer #unicità #festival #redronnie #giannimorandi #teatro
2 Comments
Mina
2/5/2022 18:49:06
Bellissimo post,ti auguro che un giorno anche
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Alessandra Nenna
2/5/2022 20:45:12
E chissà... 😉
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Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
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