Oggi vi parlo d’amore. Come mai? Perché penso non se ne parli mai abbastanza e perché come canta Brunori Sas di che altro vuoi parlare. (la canzone la posto in chiusura. Bellissima perché senza pretese, come dovrebbe essere l’amore). Ci ho pensato mentre mi stavo macinando dentro una riflessione e sono partita con i paragoni delle mie storie passate. SBAGLIATO! Non si fa. Come si possono paragonare i sentimenti e le persone. Allora ho raddrizzato il tiro e mi sono chiesta quante delle parole d’amore pronunciate o scritte in determinati momenti io abbia sentito vere. Tutte vi direi, se ripenso a quando le ho vissute, ma poi che ne è stato? Le mie relazioni possono riassumersi così: una giornata al mare, l’unica che puoi permetterti in un periodo di lavoro folle, in cui ti ritrovi fradicio sotto un temporale estivo a pensare “Ma quale stagione dell’amore, porco dio Apollo!” Non dovrebbe l’amore essere intramontabile e invincibile come ci insegnano da duemila anni Rossella e Rhett e anche un po’ Temptation Island? Invece in questi ultimi anni ho iniziato a credere che sia qualcosa di molto più concreto, biologico direi, l’amore che siamo in grado di sperimentare. E se è vero che le cellule del nostro organismo si rinnovano completamente ogni due, tre giorni, allora resiste solo l’amore capace di trovare appiglio in una nuova cellula e, replicandosi, mantenere alti i livelli di ossitocina, comunemente chiamato l'ormone dell'amore. Come lo fa? Attraverso i gesti, le parole, qualcosa capace di muovere una reazione chimica di qualche tipo. Perfino le carezze e un abbraccio hanno questo potenziale. Perché a ben vedere non solo siamo autorizzati al cambiamento costante, a disamorarci perfino se il tal tizio o la tal altra non s’incastra più con il nostro benessere, ma sarebbe necessario e opportuno cambiare qualcosa ogni giorno. Nella realtà invece ci sono le convenzioni, i patteggiamenti, per cui si resta insieme per motivi lontanissimi dall’ossitocina, il rispetto, la stima. Piuttosto per abitudine e per le transaminasi alte. Perché, nonostante il peso e la fatica, la gente trova più facile trascinare da un’alba all’altra le paure, la rabbia, le ossessioni, il rancore e il dolore. Mentre l’amore si smarrisce come il morbillo. Quando l’hai preso una volta sviluppi l’immunità. Ed è proprio mentre rischiavo di somigliare sempre più a Luciano Onder, che un messaggio scritto in un gruppo che bazzico, mi invitava a raccontare una propria esperienza di rinascita per lenire la delusione e le ferite di una storia d’amore finita. Per disamore, appunto. Mi ha fatto sorridere perché avrei dovuto spiegare tutto questo pippotto, ma ho provato a fare una sintesi. Ho ricordato l’ultima volta che mi sono dovuta confrontare con un sentimento disatteso. Nelle mie relazioni precedenti sempre. Non ne ho presa una che fosse una. E mentre ripensavo ai paroloni delle promesse e alle parolacce (in alcuni casi sì, pesanti e affilate) volate addosso ad alcuni, mi sono sentita improvvisamente fortunata. Se fossi rimasta sposata oggi sarei ricca di un matrimonio duraturo (è l’unico aggettivo che posso usare perché di fatto non so come sarebbe andata), ma decisamente più povera di tante esperienze che mi hanno resa sempre più consapevole di cosa significhi l’amore (soprattutto verso me stessa) e quindi tutte le persone che hanno permesso questo si rivelano, nonostante tutto, la mia salvezza. Forse le più belle parole d’amore le scrivo e le pronuncio adesso, quando lascio qualcuno libero di essere se stesso pur se questo disattende un’idea, una promessa, una speranza. Quando riconosco a un altro il diritto a essere meritevole di un amore nella stessa misura in cui lo desidero per me. E se per caso quel giorno è stato oggi, allora conservo dentro, ancora un po’, la gioia di vivere sentimenti che non creano guinzagli (soprattutto dentro di me), non fanno capricci e magari, proprio per questo, se domani dovesse essere il giorno in cui si rinnova tutto, ne ritroverei sempre una briciola disposta a riprodursi. Come un amico speciale che non ti abbandona mai e che se pure gli stanno sul naso i tuoi lunghi vocali, mai rinuncerebbe ad ascoltarne uno.
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Alessandra NennaParlo e scrivo dal basso. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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