Da un po' di tempo sono in fissa con l'etimologia delle parole. Pensateci perché a volte scoprono dimensioni a cui non avevate dato peso.
Salutare, per esempio. Come verbo e come aggettivo. Per augurare salute, ma anche che conserva o ridà benessere. Derivano infatti entrambi dal latino "salus" che significa salute. Del resto, dovremmo averlo imparato anche dalla regina Elisabetta il cui saluto - per quanto con una mano di scorta pensata ad hoc - è diventato un paradigma di corte e non escludo sia il segreto della sua longevità. Cosa c'entra questa parentesi da maestrina elementare? C'entra con il fatto che qualche ora fa ero al supermercato per la consueta spesa settimanale. Mi sentivo proprio una schifezza e in più avevo perso mia madre, ma non avevo voglia ed energie sufficienti per tuffarmi tra le corsie a cercarla. Tanto più che, presa dagli acquisti, solitamente non mi vede anche quando sono qualche passo dietro di lei e il tutto si traduce in un inseguimento (non so cosa accade ma mia madre al supermercato ridiventa pimpante e soprattutto lesta). Stamattina quindi ho rinunciato in partenza dicendomi "Prima o poi ripasserà di qua; tanto ho il carrello in ostaggio". Ho iniziato ad aggirarmi invece tra i più vicini banchi dell'ortofrutta dove, se capitate da queste parti, non potrete non notare uno dei ragazzi "nuovi", sempre sorridente e cordiale con tutti. Di buonumore nonostante probabilmente stia facendo la gavetta (o l'abbia fatta. O forse proprio a causa di questo. È ancora presto per assumere l'aria triste e smunta che si adagia come una seconda pelle sulla maggioranza degli addetti). L'ultima volta, mentre sceglievo le clementine mi dice da lontano pesando della verdura: "Che io l'ho messo il like a La Penna di Nenna!". Stamattina l'ho salutato per prima. Era assorto in chissà quali pensieri e io non ero certo riconoscibile bardata tra cappello, sciarpa e occhiali spessi e scuri come l'umore. "Buongiorno Benny, come stai?", chiedo guardando le diverse varietà di arance e rammaricandomi di non essere al Mercat Central di Valencia dove si possono acquistare le spremute fresche fatte al momento. "Io benissimo, e tu?" reagisce entusiasta come se non stesse aspettando altro che qualcuno da contagiare di positività. "Guarda", rispondo abbozzando anch'io un sorriso, "stavo per dirti che non mi sento un fiore oggi, ma la tua risposta è così piacevole che alla fine ti dico che va tutto bene". Ha sorriso ancora ed è passato a salutare con la stessa premura una signora molto anziana chiamandola "nonna", ma non sono certa fosse davvero una parente. Poi ognuno di noi ha proseguito le proprie attività e io ho perfino visto spuntare mia madre trascinando un altro carrello. Sarà che sorridere fa bene e ha contribuito a ricaricarmi, ma quello che davvero voglio dirvi è di non sottovalutare mai il potere di una risposta, per quanto scontata come spesso consideriamo un saluto. Non vi dico nemmeno di salutare a caso gli sconosciuti, ma sarebbe auspicabile. Iniziate da quelli più vicini. Salutate convinti che qualcosa di buono potreste apportargli come accaduto a me. Ora, non che abbia risolto totalmente il mio malessere fisico, ma di certo non avrei creduto di trovare una sferzata di energia vitaminica al supermercato, adagiata lì tra arance e mandarini, rivitalizzante come se quella desiderata spremuta fresca, l'avessi bevuta davvero. Questa è stata pure gratis. Grazie Benny.
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Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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