Io subisco il fascino di quelli che ce la fanno. I tecnici del mestiere. Perché l’hanno assimilato così nel profondo di ogni loro cellula che ti trasmettono un po’ quell’energia lì del “Se tu vuoi, puoi”. E tu ci credi. Più o meno per una settimana.
I peggiori però sono quelli che dichiarano “Ah, no. Io d’estate, col caldo, proprio non ce la faccio a mangiare”. E tu li guardi come se avessero appena fatto outing sul loro essere alieni. A chiederti quando e in che circostanza esattamente hai permesso loro di entrare nella tua vita. Per quanto mi riguarda, ho trovato un mio equilibro psico-fisico nella palestra. Ma ho avuto la fortuna di conoscere un gruppo di persone folgoranti che io chiamo la gente Arcobaleno perché mi donano un’energia unica. Nelle diete invece sono discontinua. Infatti per cercare di darmi un impegno, sottoscrivo contemporaneamente l’abbonamento open in palestra e quello con la nutrizionista. Tuttavia un pizzico di psicologia mi ha aiutato. Ho elaborato quattro punti sintetizzando ciò che ho trovato leggendo o vedendo video di affermati studiosi e psicologi, e se ci trovavo un'affinità le mettevo in pratica. Periodicamente hanno funzionato. A voi. Il primo passo per dimagrire è: cambiare abito. Nel senso più stretto del termine, ma anche inteso come habitus, abitudini. I grandi artisti del passato, Rubens, Van Dike tanto per dirne un paio, quando dovevano dipingere indossavano i loro abiti più belli. Non solo: si truccavano e acconciavano. Perché credevano che quell’attenzione, quella cura per sé, sarebbe stata trasferita alla loro opera. Quindi cambiamo abito. E se non possiamo quello, cambiamo i colori. Qualche tempo fa per esempio per me è stato il tempo del verde. Che poi chi lo stabilisce che un capo di abbigliamento non ci stia bene? Nessuno credo abbia un Enzo Miccio o Chiara Gozzi che escono dall’armadio ogni mattina urlandoci contro “Ma come ti vesti!”. Quando cambiamo, un’abitudine, un semplice abito, diamo una sferzata di energia al cervello. Provate! Il secondo passo è il silenzio. Chi parla troppo tende anche a fidarsi troppo dei consigli altrui più che di se stesso. Stop anche alle autocritiche e al lamento di quanto sia difficile mantenere i buoni propositi. Basta. Silenzio. Che non significa che vi dovete chiudere in clausura in casa e non avere contatti col mondo, ma concedersi durante il giorno delle pause. Chi ingrassa solitamente ha un’energia mentale che altri non hanno e che spaventa. Perché si pensa che se venisse fuori chissà dove potrebbe portarci, chissà quali trasgressioni potremmo fare. Magari saremmo costretti ad allontanarci da chi amiamo perché il nostro potenziale ci schiuderebbe nuove possibilità. E ci si chiude dietro una confortante corazza di massa grassa. Terzo passo, diretto maggiormente alle donne, ma vale anche per gli uomini. Riscoprire il femminile. Andate in cerca dei vostri dettagli di bellezza ed esaltateli. Ogni donna sa su cosa concentrare l’attenzione altrui. Comprare un rossetto, delle ciglia finte, delle nuove palette di colori. E passare qualche ora davanti allo specchio per costruire un nuovo look. Potrebbe anche solo ridursi a partecipare a qualche evento in cui vi insegnano a truccarvi gli occhi in modo da esaltarne la forma, tanto per fare un esempio. Ormai questo tipo di attività fioccano ovunque, da Torino al Capo di Leuca. Il prodigio qual è. Che questa rinnovata attenzione muta la propria identità profonda e risveglia delle aree antiche del cervello. Ovviamente potrebbe valere al pari se ci si dedicasse a una nuova passione, un interesse, un desiderio abbandonato in passato. Quando la mente è distratta in una attività la fame svanisce. Quarto e ultimo punto. La fame è sempre legata a una insoddisfazione. Vogliamo per forza andare d’accordo con tutti. Ci facciamo andare bene situazioni che non ci piacciono. A volte accettiamo un invito e ci facciamo condizionare anche su cosa mangiare perché non siamo capaci di dire no. Basta. Fuori le persone che non ci fanno bene e le frustrazioni che le accompagnano. Mangiamo per chiudere voragini interiori. Un passato triste, un ricordo, un ex, un problema. Solitamente cerchiamo cibi solidi (carboidrati, zuccheri) e il nostro gusto si ancora alla materia. Dobbiamo farci sottili invece e quindi bere, prediligere cibi fluidi, che scorrono. Pensiamo all'acqua che scorre. Se trova un ostacolo cosa accade? Cerca subito un’altra via e un altro pertugio, seppur piccolo, per proseguire. E quando lo trova diventa persino più irruenta. Ovviamente se per una volta ci vogliamo bere su non acqua, ma un buon prosecco, con gli amici di sempre, secondo me, funziona anche meglio.
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Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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