Nella giornata mondiale del libro non avrei potuto né esimermi dal parlarne, né forse dal comprarne. Ne compro sempre più di quanti riesca a leggerne. Sarà la mia eredità più preziosa. Così andando controcorrente rispetto ai programmi della mattina mi sono lasciata incuriosire dagli appuntamenti che si rincorrono in rete tra cui Artigiani di parole. Quel che sarà e di link in link sono arrivata a una piattaforma che si propone di raccontare e divulgare le storie e i libri che li contengono. Il merito di chi ci riesce in maniera più efficace, per me, è di quella persona capace di prenderti per mano e portarti dentro il libro, squadernando la porta di un mondo di cui fino a due minuti prima ignoravi l’esistenza. Di più. Non è solo il mondo descritto nel libro e quindi l’immaginario dell’autore, ma anche il contesto di chi si fa carico della sua promozione (c’è sempre un motivo palese o inconscio che ci porta ad amare uno scritto) e ancora oltre, la casa editrice che ha scommesso il proprio tempo e il proprio denaro affinché quella storia sviluppasse gambe proprie per avventurarsi (non uso a caso questa parola), tra quelle degli uomini, sempre troppo di fretta o svogliati. Come mettere un pulcino sulla Fifth Avenue. Così mi sono ritrovata ad ascoltare un vecchio podcast in cui ospite era Cristina Di Canio, autrice di La libreria delle storie sospese (Rizzoli) e proprietaria di un sogno che l’ha vista saltare la barricata e finire a parlare e vendere i libri degli altri. Credo (e si sente) le piaccia più che averne scritto uno. L’unica libreria Il mio Libro (al mondo forse) in cui si può perfino acquistare un filo da pesca, perché da diversi anni Cristina ne conserva uno in un cassetto semmai la stramba giovane cliente che gliene chiese uno anni fa, si ripresenti. Al minuto 23.48 inizia a raccontare del suo libro scommessa, Vangelo Yankee di Nicolò Gianelli pubblicato da una piccola casa editrice indipendente che ricorda il titolo di una canzone: Round Midnight. Un libro pocket, del formato di un Vangelo appunto, racconta Cristina che intanto legge un estratto e mi conquista. Un libro che è un viaggio nel viaggio perché ha una narrazione originale, ovvero parte dalla fine, sciorinando al contrario la storia per tornare all’inizio, ai motivi che muove il gruppo di ragazzi protagonisti a percorrere la route 66. Un viaggio che, terminato il podcast, mi porta a cercare come un assetato nel deserto questo librino, a volermene impossessare a ogni costo nel mezzo di una pandemia. Scopro che la Round Midnight in effetti è un nome scelto in omaggio all’omonimo brano di Thelonious Monk che aveva ossessionato a lungo Miles Davis e che ne aveva rinverdito il successo. In verità è anche un film dedicato al mondo del jazz la cui colonna sonora (di Herbie Hancock) gli valse un Oscar. Ma torniamo al brano musicale, Round Midnight, che diventa quindi l’amuleto di un trio di folli (perché tali possono definirsi coloro che scelgono di fronteggiare i colossi della distribuzione editoriale e tutti i connessi difendendosi a colpi di poesie, racconti, storie illustrate e corposi romanzi dal sapore "fangoso"). Una scommessa che oggi è diventata anche la mia perché i “piccoli” sono sempre più indifesi, ma spesso donano una cura maggiore alle parole altrui. E infine perché mi sembra di poter contribuire con questo gesto alla realizzazione del desiderio di questo giovane autore Nicolò Gianelli, che ha scritto (prima di andare via troppo presto): Vorrei fare un album con le foto degli altri dove appaio per sbaglio tra i passanti sfocati perché là sullo sfondo di mille primi piani viaggiavo per il mondo col passo dei fantasmi. Rivoglio quel mio volto indefinito come fumo che volava inosservato sulle cose messe a fuoco. Ecco, a volte ritrovarsi con un libro tra le mani può voler dire aver vissuto un’avventura pazzesca. Senza nemmeno essere usciti da casa. L'ingresso della libreria di Cristina Di Canio e a destra una riproduzione in scala degli interni
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Tra i millemila input quotidiani oggi mi sono lasciata attrarre da un’immagine che sulle prime stava scivolando sul fondo con le altre. VASETTI DELLE PAURE, il titolo.
Ventotto vasetti, disposti su più file, elencano paure, dalle più ataviche come il buio, la morte, l’invecchiare, il fallire, l’abbandono, ad altre più contemporanee come l’ansia sociale e il parlare in pubblico. Stavo passando oltre, ma l’idea di “giocare con le mie paure”, di interrogarmi, ha fermato la mia corsa social. Ho così indagato quelle di chi postava l’immagine scoprendo l’affinità con gli insetti (che scritta così sembra io abbia stretto amicizia con gli insetti e in senso lato sì, perché da tempo anziché ucciderli li invito semplicemente a mantenere la distanza sociale. Dal 4 maggio, per brevità, considererò tutti insetti). Il passo successivo previsto dal giochino, era condividere l'immagine taggando i nomi di chi si invitava ad analizzare e svelare le proprie, di paure. Ho scoperto che comune a molti c’è l’annegare, anche tra chi pratica con regolarità sport acquatici (ed è, mi hanno spiegato, un modo per avvicinare i propri limiti, per guardare oltre e, forse, ridimensionarsi). Vero che ci siamo illusi di aver sfidato e vinto gli elementi, ma in fondo sappiamo che né il transatlantico più grande, né l’aereo più affidabile potranno nulla contro una Natura che si ribella. Siamo ancorati alla terra, invece. Così inesorabilmente intrecciati alle radici del Pianeta che adesso esige il pagamento dei danni, come per un affittuario irresponsabile che ha fatto bisboccia tutte le sere distruggendo e sporcando. Per quanto riguarda me sono stata capace di immaginare paure che non sono contemplate come perdere la vista e la memoria. Senza memoria smarrirei emozioni, ricordi, dovrei ridefinire perfino i miei limiti. Senza vista dovrei rinunciare al piacere immenso della lettura, del smarrirmi in una frase composta così bene da giungermi come melodia. Gli audibili non sarebbero mai la stessa cosa perché il tempo della lettura automatica non è quello della meta-lettura che procede per associazioni di immagini e anticipa o rallenta rispetto al testo. Mi fanno paura i germi (anche prima del virus). Sono un po’ “maria pezzetta”. Stare in un ambiente ordinato e pulito mi acquieta. Insieme alla già citata paura di annegare, mi allineo tra quelli che hanno paura di perdere chi amano. Parlo proprio dei pezzi di cuore, non il fidanzato o la relazione di turno. Così, seguendo la voce frettolosa della mente, ho riempito quel vasetto col colore fucsia, quello delle emozioni intense. Poi “maria pezzetta” si è inerpicata in alto e nello spazio improvvisamente angusto della mia mente (gli spazi stretti sono contemplati tra le paure infatti) ha aperto finestre e fatto circolare altri saperi. Ha iniziato a circolare la certezza che non perdiamo nessuno. Mai. A ben vedere non perdiamo nemmeno quelli che non ci piacciono. Solo il perdono li mette a tacere per sempre. Tuttavia, per tornare a concentrarci sul dolore e la paura della perdita, sappiate che ricordando il passato, il sentimento (che l’emozione è evanescente) e la persona a cui quel momento è legato, tutto torna energeticamente a vivere. La morte fisica porta via abitudini, respiri e presenza, ma pare sia illusoria anche quella. Tutto è così vicino che basterebbe allungare un braccio per accarezzare qualcuno. Fatelo se avete voglia. Certo, ci sono le paure che ci salvano tipo quella del fuoco; non avvicinarcisi troppo è sempre consigliabile. Così pure non direi mai a qualcuno che soffre di vertigini e ha problemi di equilibrio di farsi scattare una foto sulla punta di uno strapiombo. Però la volontà e una buona motivazione aiutano. Qualche anno fa, nell’elenco delle mie prime volte, c’era il “nuotare con i delfini”. Ora, l’acqua non è esattamente l’elemento in cui mi sento più a mio agio, ma questo desiderio superava tutti i timori. Grazie a un amico che in quel momento viveva a Malta ho realizzato non solo il desiderio, ma anche la mia autostima ne ha beneficiato perché l’addestratrice mi ha affidato per qualche minuto la pratica con un delfino. Lui, il delfino, doveva seguire i miei comandi e l'ha fatto: si è fidato completamente di me. Ora, poco importa che gli ho dato il comando sbagliato ed è rimasto immobile a bordo vasca mentre guardava partire i suoi compagni che si esibivano in acrobatiche piroette, ma lui ha avuto fiducia che io sarei stata all’altezza del compito. Dunque spesso, spessissimo, il mondo è disposto a credere in noi se solo osassimo farlo anche noi. Penso alla paura di parlare in pubblico o a tutti i progetti non iniziati per paura di fallire ed essere giudicati. Chiudiamo simbolicamente le nostre paure in questi barattoli dopo averle individuate. Possiamo osservarle da vicino e distinguere tra quelle che ci salvano e quelle che limitano. Cosa? La possibilità di scoprire chi potremmo diventare mentre tentiamo di superarle. A mancare si impara.
Il respiro la sa lunga. Quante volte abbiamo usato l'espressione "mi è mancato il respiro", indipendentemente per un evento bello o uno più triste. Alcune cose, situazioni e persone iniziano a trasmettere il loro mancare ancora prima, nella presenza, percepita così preziosa, nutriente che nel suo lento dissolversi anticipa un futuro scarso, difettato. Riempiono, saturano, profumano di necessario. L'abbraccio di una persona cara. Poi c'è un altro tipo di mancanza, quella che non nasce necessariamente dall'assenza protratta. È una mancanza non esperita, non vissuta, ma di cui a un certo punto si percepisce il vuoto. Una mancanza che in me è nei libri che non ho ancora letto, negli studi che non ho ancora fatto, nei ritmi, incerti e confusi che provano a imporsi nella nuova quotidianità e spingono fuori il vecchio, come un potente detossinante. Il tempo privato del superfluo, limita ulteriormente lo spazio al bisogno, elimina orpelli come un'attrice consumata si separa dagli abiti di scena di uno spettacolo dismesso scoprendo, ora senza più fretta di salire sul palco, di avere perfino odiato il suo personaggio. Com'è possibile?, si chiede provando essa stessa disagio mentre una fitta le contrae il respiro. Ha affidato a una maschera la definizione completa della sua identità quando invece quella ne racconta solo un cono di luce. Ora la maschera cela una terribile verità: siamo abitati da sconosciuti che non abbiamo mai invitato a vederci recitare nel nostro monologo più riuscito. Ho scoperto che sono poche, pochissime le cose che mi mancano. Nessun vuoto per cui andare in penuria di ossigeno. Mi manca la me che non posso più permettermi di escludere. Abitudini stratificate come abiti accumulati su una sedia che si libera partendo dalla sommità per giungere a quelli soffocati sul fondo che non sono più né della tua taglia, né di tuo gusto. Acquisti bramati, preziosi, ma di un altro tempo. Lo stupore per la scoperta, la gioia di essere in salute (per me e i miei affetti), la gratitudine per chi trova il modo di esserci scopro in fondo al mio respiro. Vorrei dirvi che mi manca la "normalità" di ieri con tutta la cascata di azioni, oggetti, logiche che avevano pure un senso, ma sarei come quell'attrice decaduta. Mancava, è mancata a lungo, la bellezza di accorgersi. Mi è mancato accorgermi che respiro. È bellissimo e ora voglio continuare. Dietro le parole ho sempre trovato le difese più potenti. Quando ho trovato l’immagine di un libro aperto a simulare una protezione simile a una mascherina, mi è sembrata alquanto pertinente per il suo rimando: la capacità di fare silenzio per mettersi in ascolto, per non sprecare neanche una parola.
Quindi in questo periodo così ricolmo di opportunità, di Tempo (che di solito inseguiamo e invece ora si è fermato per farsi raggiungere) e di Amore, io per proteggermi resto a casa in compagnia dei libri. Ho approfittato della solidarietà digitale e ho fatto il pieno convertendomi (non so per quanto, perché ho bisogno del contatto con la carta) alla lettura di ePub. Confesso che tra i più “generosi” e dai contenuti pregevoli c’è il Saggiatore. Basta cercare il sito e nella sezione Solidarietà vengono forniti ogni due giorni dei titoli di tutto rispetto. Il primo che ho potuto prendere è L’anno del pensiero magico di Joan Didion che ha un esordio talmente spiazzante da avermi tenuta incollata per venti pagine. È la sua storia, quella vissuta dopo l’improvvisa morte del marito, scrittore e sceneggiatore. Avevano scritto assieme lo script del film Qualcosa di personale. Dell’autrice è anche la sceneggiatura di È nata una stella del 1976, a cui si è rifatto il recente successo di Bradley Cooper. Vi parlerò dopo averli letti degli altri due che sono riuscita a prendere. Gli immortali. Storie dal mondo che verrà di Alberto Giuliani e Acquadolce, romanzo d’esordio anch’esso autobiografico di Akwaeke Emezi. Catturano perché gli incipit rimandano subito all’idea di culture altre, saperi antichi che il mondo occidentale così progredito e digitalizzato ha dimenticato. Poi mi sono spostata su https://www.bookrepublic.it/ e lì ho trovato Elettra, un racconto breve, gratuito, di appena 20 pagine, di una delle mie eroine, Amélie Nothomb, che ho avuto la fortuna di ascoltare nel 2016 in occasione di una presentazione. I suoi personaggi sono sempre mancanti di qualcosa e forse per questo immediatamente affascinanti. Il pregio della sua scrittura è di consegnare al lettore il personaggio chiamandolo a interpretarlo, a cercare le risposte che forse lei stessa non ha trovato, proprio come per la sua Elettra. Amélie Nothomb, se leggerete l’articolo che posto al link, sembra essere arrivata da un’altra epoca. Da sempre avulsa a ogni tecnologia: non ha cellulare, indirizzo di posta elettronica o computer. Tutti i suoi testi sono scritti a mano e consegnati su un quaderno al suo editore. https://www.zestletteraturasostenibile.com/amelie-nothomb-il-pensiero-la-poetica-la-dimensione-profetica-dei-suoi-scritti/ |
Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
La storia c'è. Facciamone un romanzo vero Il libro c'è. Voi? 0,18181818 Il titolo che vorrei Rinunce Rapsodia, insieme per resistere. Scrivendo La settimana della "Revolution" Lettere dal passato 1001. Traguardi e nuove partenze OMG... L'ho fatto davvero Sottolineatevi... in verde Storia di una matita rosso-blu... e una gomma Matematica e profumi Il talento BlogDating: ve lo dico con una bio
Lo stupore per le stelle immobili Il cuore e le riserve di sazietà Drusilla, l'unicità dietro la maschera Quello che non (mi ) scende A message in a book La paura ha paura L'ombra della luce La filosofia in una camminata Anche una crepa... La misura della felicità Siamo endiadi a metà Rapporti di platino Di quel paese chiamato Amore De/sidera... pensarsi oltre E se foste un libro da salvare? The great gig in the sky Manuel Vilas, 100 comandamenti più uno La stanza del Mago Ezio Bosso Se avere talento pesa Ma tu, che paura hai? Quando a mancare è il respiro E voi, come vi state proteggendo? L'ulivo che vuole essere preso in braccio Un virus legale e la gioia bambina Fate virale la gentilezza Leandro e le cassette dei sogni da montare La maschera e il volto Somewhere over the rainbow... there's Judy Il saluto salutare Condividete e moltiplicatevi A Natale regalatevi un T.E.A.M. Te lo dico in un vocale Vi svelo un segreto Come un calzino spaiato La fata delle scarpette Maleficent a modo mio Profumi di nuovo Gratitudine. Un motivo al giorno Om... e torno a casa Come avere successo in amore. Forse Parole da salvare Dimagrire. 4 consigli non richiesti Giovanni e la birra annacquata Nuovi passi hanno bisogno di nuove scarpe Riflessioni allo specchio La vita come un applique fulminato Come potenziare la sfiducia negli acquisti on line HappyhandZoombombing aziona circuito di beneficienza
Andrea, una Dolcilandia per i bambini poveri Minoo, il presente è melodia Manos Blancas Puglia: happyHand su misura Un paio di scarpette contengono 50 grammi d'amore Laura's Art Studio. Quando la bellezza sta in una mano Esprimete un desiderio. FommyartLu lo cuce per voi Leandro e la cas(s)etta delle idee Urtare un totem e trovarci una città On LifeLa mamma dei miracoli
Cara amica mi scrivo Elogio della lentezza Guerriere senza veli La felicità è un muscolo Pippo e il paradiso di Konrad Lorenz Svegliarsi... altrove Quando il web parla della tua vita Ri-conoscere il passato per dirgli grazie I grassi (saturi) vanno ignorati Amore: un amico speciale che si rinnova ogni tre giorni Alle radici della narrazione A scuola di tolleranza A lezione sul balcone Che un profumo vi annunci Non Ciao, ma Ti vedo dimagrita Ho perso le parole La chiave della felicità Un giorno forse torneremo qua I miei ex fidanzati (immaginari) Scrivere a Babbo Natale Avete tempo per una buona notizia? Dieci cose di me Giardini d'infanzia Gli sguardi dell'Amore Una radio sintonizzata sul futuro C'è molto di te in me Trova le parole per me La blue girl della mia infanzia Gente arcobaleno Venti non anniversari e una valigia senza peso Casa NennaCamminare per rinascere
Evolvete, ma portatevi dietro il cellulare A prova di decreto Conta che ti passa Re Magi. Quando arrivano, arrivano Manic Monday Meucci contro Zuckerberg Angurie gemelle Il pittore e i biscotti "5 stelle" Incontrare l'Amore al Supermercato Come ti addobbo una cheesecake Valencia a modo mio |