Un po' di tempo fa, ispirata da un consiglio di Rob Brezsny che sembra che consulti le stelle, ma direziona sempre un po' lo sguardo dentro di te, ho fatto il gioco di immaginare di voler "salvare" dieci oggetti che possano parlare di noi tra duecento anni. La cosa straordinaria è stata scoprire che in alcuni contesti non cambio mai perché quelle vecchie scelte continuano a rappresentarmi. Esattamente nella stesso ordine di importanza. Continua da 1) La penna e 2) la PENTAX, regalo dei miei genitori Natale 2006. Le penne mi piacciono. Quella di cui parlo è proprio qui, nella foto di copertina del sito. La penna parla di me in senso assoluto al punto di averla scelta come titolo del blog. Eppure giro senza. Sempre. Strano per qualcuno che ama scrivere. Dopo un lungo conflitto, essermi imposta convinzioni limitanti, ho poi capito che la penna, in quanto oggetto non mi serve, perché ciò che conta sono le parole e le immagini che possono scaturire, e quelle non è la penna a fermarle, ma i cinque sensi, più intuito e cuore. Sono sette, numero magico. La Pentax è un passo dopo la penna "of course" perché strumento anch'essa, necessaria a catturare porzioni infinitesimali di Tempo che non ci trova presenti quasi mai. Ecco perché abbiamo bisogno di fotografare. Perché siamo consapevoli della nostra scarsa capienza di memoria, della incapacità connaturata di trattenere ciò che davvero conta. Infatti ci facciamo sfuggire persino la vita. La mia Pentax si è spenta definitivamente e dignitosamente nel marzo 2014 nella traversata Tromso-Kirkenes, a caccia di un'aurora boreale per cui, evidentemente, non erano maturi i tempi. 3) Il libro de “Il PICCOLO PRINCIPE” acquistato perché in una puntata di “A tutto volume” di Alessandra Casella qualcuno ne aveva parlato estasiato e mi aveva fatto nascere la curiosità. Un libro universale, parla a tutti. Nel mio ci scriverò presto una dedica: "Questo è il primo. Ora salvate tutti gli altri, perché leggere sfogliando e tagliandosi con la carta, è una gioia irrinunciabile fino al vostro ultimo giorno". 4) Il QUADERNO DI RICETTE – rigorosamente scritte a mano – di mia madre. Perché abbiamo bisogno di cose genuine accompagnate dai gesti attenti di chi prepara del cibo per noi. E sapere cosa fare se si vuole fare altrettanto. 5) Il mio PROFUMO preferito (che è sempre stato solo uno per ogni età della vita – proprio come gli uomini che ho scelto). Ora sarebbe l’eau de toilette Narciso (il nome è tutto un programma, lo so) perché le diverse fragranze parfum non vestono bene con il mio pH. La spiegazione che fornisco inquieta anche me, si sappia, ma quell'essenza mi appartiene. Forse tra qualche tempo, neanche troppo, si miscelerà con un sentore di rose a cui sto appassionandomi da poco. Sarà qualcosa del tutto nuovo e sarà personalizzato, nel senso che starà bene solo su di me. 6) Il PRIMO QUADERNO scolastico, datato settembre 1978 (che mia madre – al contrario della Marie Kondo che mi abita -, ha conservato). È in cantina, assieme al cestino dell’asilo, il cui odore di cuoio - nuovo, ve l'assicuro - è un profumo irrinunciabile dell'infanzia. Vado a respirarlo almeno due volte l’anno quando vado in cantina e ho bisogno di ricordare che, se voglio fare delle lezioni della vita un dono, devo tornare a essere gioiosa e curiosa come lo ero a cinque anni. 7) La CHIAVE DELLA PORTA D’INGRESSO di casa, perché puoi abitare tanti posti, se sei Abbastanza per qualcuno abiterai anche dei cuori, ma c’è solo un luogo alla volta nel mondo che puoi chiamare così. 8) Una FOTO DELL’AURORA BOREALE (perché prima di morire l’avrò) che ci mostra come potrebbe essere la felicità se avesse una consistenza materiale. 9) Il TESTO DI “SMOKE GETS IN YOUR EYES” di The Platters perché il senso dell'amore vero lo sappiamo da quando nasciamo e fino alla fine dell'infanzia, poi ce ne dimentichiamo e pensiamo di non averlo mai posseduto o ci abbia lasciato. Non è così. 10) Un paio di SCARPE DA FITNESS perché sono le uniche che possono portarti con comodità ovunque, dalla palestra a rincorrere i tuoi sogni, tranne un uomo. Un uomo mai, non ne vale la pena. Quello giusto non ti riporta ciò che hai perso, non è un cane da riporto. L'uomo giusto, semmai, prima o poi ti regala un paio di scarpe nuove. Magari per fare un pezzo di strada assieme.
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Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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Lo stupore per le stelle immobili Il cuore e le riserve di sazietà Drusilla, l'unicità dietro la maschera Quello che non (mi ) scende A message in a book La paura ha paura L'ombra della luce La filosofia in una camminata Anche una crepa... La misura della felicità Siamo endiadi a metà Rapporti di platino Di quel paese chiamato Amore De/sidera... pensarsi oltre E se foste un libro da salvare? The great gig in the sky Manuel Vilas, 100 comandamenti più uno La stanza del Mago Ezio Bosso Se avere talento pesa Ma tu, che paura hai? Quando a mancare è il respiro E voi, come vi state proteggendo? L'ulivo che vuole essere preso in braccio Un virus legale e la gioia bambina Fate virale la gentilezza Leandro e le cassette dei sogni da montare La maschera e il volto Somewhere over the rainbow... there's Judy Il saluto salutare Condividete e moltiplicatevi A Natale regalatevi un T.E.A.M. Te lo dico in un vocale Vi svelo un segreto Come un calzino spaiato La fata delle scarpette Maleficent a modo mio Profumi di nuovo Gratitudine. Un motivo al giorno Om... e torno a casa Come avere successo in amore. Forse Parole da salvare Dimagrire. 4 consigli non richiesti Giovanni e la birra annacquata Nuovi passi hanno bisogno di nuove scarpe Riflessioni allo specchio La vita come un applique fulminato Come potenziare la sfiducia negli acquisti on line HappyhandZoombombing aziona circuito di beneficienza
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