Credevo fossero solo racconti metropolitani all'uscita delle lavanderie a gettoni, e invece è capitato anche a me.
Stamattina all'appello del bucato fuori dalla lavatrice, l'altro non si è fatto trovare. Confesso che io a 'sti due un po' ci tenevo. Li seguivo con una certa cura. Lavaggi alle temperature giuste, tanto per dire. Forse non si erano mai accorti, ma facevano parte della selezione Pro, per cui andavano sempre e solo in posti divertenti: dall'ora preferita in palestra (mai Pilates perché lì ci sono gli antiscivolo dedicati), alla Feltrinelli a intossicarsi di quarte di copertina, perfino a fare la spesa con Madre e pertanto sempre in prima fila per imprevedibili avventure al colmo tra la serietà e un carciofo. Invece qualche insoddisfazione macinavano lì, tra i funghetti con cui si erano addobbati. Forse avevano smesso di intendersi proprio bene, uno non capiva la battuta dell'altro o peggio, il valore di una unicità, per quanto legata a un filo di cotone. Io me li immagino quando una sera uno avrà detto all'altro di desiderare, per una volta, di essere portato a cena in un elegante ristorante proprio come Pinocchio desiderava essere un bambino vero guardando la sua stella luminosa fuori dalla finestra. Eppure sento che dopotutto gli sarebbe andato bene, al calzino sognatore, continuare a prendersi il caffè delle dieci, purché insieme. Non ci si intende per fretta, scarsa empatia o attenzione a volte ed è così che, in un sabato mattina anonimo come decine di lavatrici prima, mi sono ritrovare a consolare un calzino spaiato. Perché la verità è che ogni rapporto è sacro, compreso quello tra due calzini di cotone, ma come mi ha suggerito qualcuno pochi giorni fa, è fondamentale che entrambi lo riconoscano.
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Un anno fa programmavo il mio viaggio a Zanzibar. Un’isola che desideravo vedere, ma fuori dalle consuete rotte turistiche. Per quel tocco di magia che condisce la mia vita da sempre, ma di cui mi sono accorta solo in tempi recenti, conosco casualmente una persona su un gruppo di Facebook che oltre colpirmi per la storia personale, attira la mia attenzione perché il nickname che si è scelta contiene proprio la parola Zanzibar. Approfondendo capisco che è socia fondatrice di una onlus (Cuori in viaggio, ndr) che si occupa della gestione di uno dei tanti asili del luogo, quello di Kidoti nello specifico. Decido in pochissimo tempo di regalarmi un’esperienza di viaggio insolita. Io, che fino a poco meno di un decennio fa, i bambini li tenevo alla larga, considerati alla stregua del virus dell’influenza.
Questi bambini qui non sono diversi da quelli della parte fortunata del mondo, solo hanno meno. Parecchio meno. Le classi sono miste e coinvolgono fasce di età diverse. La merenda a base di biscotti e succo di frutta è un bonus offerto da ospiti quando ne arrivano. Solitamente invece le maestre preparano per tutti un porridge in un grande calderone dove al latte (credo condensato) viene aggiunto tanto zucchero e spezie. No, decisamente non ci sono le merendine kinder declinate per intolleranze agli allergeni. All'asilo (almeno fin quando ci sono stata io, febbraio 2019) non hanno neanche un bagno come lo concepiamo dalla parte fortunata del mondo, ovvero richiuso tra quattro mura; l’unica fontanella per lavare le mani (monito ripetuto su cartelli colorati come se si dovesse imparare al pari delle parole) è un tubo di gomma a cui qualcuno ha aggiunto un rubinetto di fortuna. Nell’isola dei profumi ho imparato che è sufficiente qualche matita colorata per vedere sorridere un bambino mentre a casa mia i piccoli giocano con i colori sì, ma sono piccoli e costosi mattoncini. Qualcuno è più felice di altri se riceve un libro, ma questo non dipende dalla latitudine del luogo in cui sei, ma dallo spazio nella tua mente. Però c’è una cosa che vale in ogni angolo del mondo: i bambini ti insegnano a usare una parte di cuore sepolta e dimenticata. Se fai un piccolo gesto per loro, sarai ripagato da fiducia quasi incondizionata. A me è capitato che un piccoletto mi inseguisse chiamandomi “mzungu” (bianco, in lingua swahili) e mostrando la chiusura slacciata alle scarpette – appena donate dall’associazione – affinché gliela richiudessi. Scarpe che servivano a lui per ripercorrere diversi chilometri di sterrato per tornare al suo villaggio. Ho sperato che la sua non fosse una casa di fango da ricostruire dopo la stagione delle piogge. Quella mattina dopo lui altri sono seguiti in fila con la fibia staccata. Sono diventata la fata delle scarpette. Pur sempre una magia. #cuoriinviaggio #zanzibarnelcuore |
Alessandra NennaSogno. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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Lo stupore per le stelle immobili Il cuore e le riserve di sazietà Drusilla, l'unicità dietro la maschera Quello che non (mi ) scende A message in a book La paura ha paura L'ombra della luce La filosofia in una camminata Anche una crepa... La misura della felicità Siamo endiadi a metà Rapporti di platino Di quel paese chiamato Amore De/sidera... pensarsi oltre E se foste un libro da salvare? The great gig in the sky Manuel Vilas, 100 comandamenti più uno La stanza del Mago Ezio Bosso Se avere talento pesa Ma tu, che paura hai? Quando a mancare è il respiro E voi, come vi state proteggendo? L'ulivo che vuole essere preso in braccio Un virus legale e la gioia bambina Fate virale la gentilezza Leandro e le cassette dei sogni da montare La maschera e il volto Somewhere over the rainbow... there's Judy Il saluto salutare Condividete e moltiplicatevi A Natale regalatevi un T.E.A.M. Te lo dico in un vocale Vi svelo un segreto Come un calzino spaiato La fata delle scarpette Maleficent a modo mio Profumi di nuovo Gratitudine. Un motivo al giorno Om... e torno a casa Come avere successo in amore. Forse Parole da salvare Dimagrire. 4 consigli non richiesti Giovanni e la birra annacquata Nuovi passi hanno bisogno di nuove scarpe Riflessioni allo specchio La vita come un applique fulminato Come potenziare la sfiducia negli acquisti on line HappyhandZoombombing aziona circuito di beneficienza
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Cara amica mi scrivo Elogio della lentezza Guerriere senza veli La felicità è un muscolo Pippo e il paradiso di Konrad Lorenz Svegliarsi... altrove Quando il web parla della tua vita Ri-conoscere il passato per dirgli grazie I grassi (saturi) vanno ignorati Amore: un amico speciale che si rinnova ogni tre giorni Alle radici della narrazione A scuola di tolleranza A lezione sul balcone Che un profumo vi annunci Non Ciao, ma Ti vedo dimagrita Ho perso le parole La chiave della felicità Un giorno forse torneremo qua I miei ex fidanzati (immaginari) Scrivere a Babbo Natale Avete tempo per una buona notizia? Dieci cose di me Giardini d'infanzia Gli sguardi dell'Amore Una radio sintonizzata sul futuro C'è molto di te in me Trova le parole per me La blue girl della mia infanzia Gente arcobaleno Venti non anniversari e una valigia senza peso Casa NennaCamminare per rinascere
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