Quando finalmente ho sistemato l’organizzazione basica del viaggio, ovvero dove dormire e cosa vedere (ma amo contraddirmi almeno una volta al giorno), mi sono ritrovata a considerare che era la seconda volta che il mio lavoro, quello indiretto della scrittura (anche quando non ha un committente e un compenso è un lavoro, credetemi) mi portava a viaggiare. La prima volta è stato per Colonia nel 2011. Perché facevo parte di una redazione di un quotidiano locale e Germanwings inaugurava la rotta da Bari e perché qualcun altro aveva rinunciato. Nel posto giusto al momento giusto. Chissà dove mi porterà la terza. Sì perché un volo pindarico mi fa pensare al libro de L’Alchimista in cui uno dei personaggi sostiene che tutto ciò che si verifica una volta può anche non verificarsi più, ma ciò che accade due volte, accadrà anche una terza. Quasi mio malgrado mi sono trovata a organizzare una partenza che, se avessi potuto scegliere, non avrei fatto o quantomeno non nei termini in cui tutto si è verificato. Mi dico che mi piacerebbe viaggiare per scrivere. E viceversa. È una materia, quella del viaggio e della scrittura, che riesco a maneggiare. Tuttavia volevo fosse solo il viaggio inaugurale di una solitudine peregrina e questo è stato. Salvo scoprire che così poco affollato non è mai. Lo scopri mentre ci sei perché c'è sempre qualcuno pronto a regalarti parti di sé o una storia. Accade perché ho spesso l’espressione interrogativa del “dai, dimmi di più” e perché non ho superato il desiderio insoddisfatto da bambina di fare la psicologa. Cosa ho chiesto in sintesi a Valencia? Essenzialmente due cose: che mi insegnasse a cucinare la vera paella e che mi restituisse qualcosa di equiparabile alla scoperta del Graal, che già tuttavia custodisce. Quando ho cercato di stilare una scaletta tra i punti imprescindibili del soggiorno, ho pertanto inserito fin dal primo giorno la visita alla Cattedrale e al suo campanile, El Micalet. Quest’ultimo rispondeva inoltre alla voglia di fare qualcosa di particolare, ovvero issarsi per 207 scalini (a chiocciola) che non spaventano nemmeno le famiglie con bambini al seguito. Ho cercato di dissuaderne una con due bambini che a malapena camminavano senza riuscirvi. Anche loro, chissà quando, avranno raggiunto al fine uno dei punti panoramici più completi della città. Avrà giocato molto essere stata la prima cosa che ho visto e anche lo stordimento della campana che ha preso a suonare proprio quando ero appena arrivata in cima, ma la vista compensa la fatica. Pare inoltre che la campana sia la quarta più grande di Spagna con le sue oltre 7 tonnellate di peso. Insomma se suona, si sente. E ve ne accorgerete. Mi piace partire dall'alto in un viaggio. Resta uno dei punti di osservazione preferiti, insieme ai finibus terre. Tuttavia, da buona forchetta quale mi riconosco, non volevo neanche rinunciare al workshop di cucina che mi avvicinasse alla cultura gastronomica della città perché, l’opportunità di incontrare chi in un posto ci abita e ne assorbe i profumi e il gusto è appetibile quanto un assaggio di paella valenciana. Così, chiedendo infinitamente scusa allo spirito del dott. Nozzy che ormai aleggia come un quarto angelo custode dei grassi saturi nella mia vita, mi sono immersa nel solito circuito Airnb alla ricerca di Experience. Il sito infatti da un po’ di tempo ha integrato all’offerta di alloggi attività complementari le più disparate: dalle visite guidate in bicicletta, scooter o altri insoliti mezzi di trasporto, alle degustazioni di prodotti tipici, cene e aperitivi, lezioni di yoga o di lingua. L’offerta varierà a seconda del luogo, ma essendo il circuito internazionale vi suggerisco di sbirciare sempre ciò che viene proposto. Ho imparato che se ti lasci portare, qualcosa ripagherà sempre la tua fiducia. Evidentemente il dott. Nozzy aveva in serbo altre degustazioni e ha vanificato le mie ricerche alle quali avevo comunque affiancato un itinerario alternativo: una visita nel centro storico con l’autrice di una guida di viaggio che si prometteva diversa. Cosa me l’ha fatta scegliere è stata la promessa che nel prezzo del tour era compreso appunto, il libro. Non potevo immaginare che il mio Graal, in quel di Valencia, sarebbe stata Elena… in Bloom. Sì perché bloom significa fioritura, e anche se l’autrice l’ha attribuita alla sua pubblicazione, io ho assistito a una involontaria fioritura di intraprendenza, capacità e talento. Penso che il tour di un’ora e mezza per il barrio del Carmen sia stato uno dei più impegnativi per lei perché oltre raccontare il rapporto coinvolgente con la città che la ospita, ha dovuto rispondere del come le sue origini russe l’avevano portata fin là, in una nuvolosa mattina spagnola, a parlare in italiano come se fosse una lingua madre (assieme al castigliano e valenciano che pure pratica quotidianamente) con una chiacchierona e affamata turista affamata di storie. La sua proposta di tour la trovate a questo link. Per sapere cosa ho scoperto con lei, continuate a leggere questa sezione. Work in progress. Con Elena Paolino, autrice del travel book "Valencia in Bloom"
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