Settimana scorsa sono stata al parco della lavanda. Embè?, Mi direte. Ve ne parlo perché ha rappresentato una parentesi straordinaria, nel senso di bellezza percepita, ma anche di eccezionalità in una routine che non la vuole smettere di girare su se stessa come le ruote dei criceti. Avrei voluto scriverne subito, ma le mie tempistiche mal si accordano nell'ultimo periodo ai ritmi del mondo esterno. A casa abbiamo ancora da festeggiare il Natale 2022. Per dire. Tornando alla mia escursione e qualora abbiate in mente di passare un giorno delle ferie a sgambettare tra i filari di lavanda, posso solo dire in maniera semplicistica che ne vale la pena perché l'aria rarefatta dell'altitudine (1000 e passa metri sul livello del mare) e l'effluvio della fioritura vi calmerà di botto come se foste appena entrati in una fumeria d'oppio (vorrò bene doppio - ma anche d'oppio - a chi coglierà la citazione cinematografica 😉). Per quelli pragmatici che vanno alla concretezza delle informazioni, potete fermarvi qua. E vi allego pure una foto. Per quelli che invece amano leggere le storie alternative a metà tra Amélie Poulin e Bridget Jones, ho materiale per voi. Sì perché fin da quando ho iniziato a sbirciare attraverso la rete di recinzione del parco la mia attenzione è stata catturata da un ragazzo paffuto di cui già a distanza percepivo la temperatura corporea simile a un geyser islandese che eseguiva ordini direzionando l'enorme disco argenteo tra le braccia verso la coppia che, con molta probabilità, preparava le pose del futuro romantico album. "Ecco", ho commentato verso chi lamentava l'aver lasciato il bus e la frescura dell'aria condizionata, "immaginate di essere al posto di quello lì". Alle 16.45 varco lo scenografico ingresso in tinta. Di lì a pochi minuti una voce calda e accogliente, annuncia per gli interessati il successivo tour attraverso il parco. Nonostante le distrazioni di colori e i particolari che avrei voluto immortalare decido di concentrarmi sull'ascolto della nascita del parco, oggi ancora gestito dalla famiglia proprietaria e della scoperta quasi fortuita delle prime piantine autoctone (da cui il nome "loricanda"). Vengo però distratta da una bambina intenta a giocare con le api. Qualche secondo col fiato sospeso mentre le vedo immergere le manine tra le biglie colorate di una vaschetta che cita "abbeveratoio per api", ma la sua naturalezza e l' indifferenza delle api che ci svolazzano intorno acquieta anche me. Riprendo ad ascoltare la guida che tuttavia ora mi appare un po' accelerata e d'un colpo mi punta il dito inviandomi un'informazione nuova: la lavanda più pregiata non è francese, bensì inglese. Non faccio in tempo ad assorbire la delusione per il declassamento del mio imperituro amore per la Francia tutta, che il gruppo invitato dalla guida si volta a guardarmi proprio mentre nella lavanda british pregiatissima ci sto per cascare in mezzo non avendo visto il cordolo di pietre che la delimitavano. Quindi il tour prosegue lesto tra i mix di erbe e spezie compresa una insolita menta al cioccolato. Ci autorizzano a strofinare foglie e fiori con l'unica accortezza di non reciderli per non danneggiare le piantine e soprattutto per evitare punture indesiderate delle api che sono decine di migliaia, ma ci ignorano. Mi guardo intorno e sentendomi come Pinocchio che ha appena vinto il biglietto per il paese dei balocchi, torno indietro per accarezzare tutte le tipologie di lavanda presenti. In lontananza scorgo ancora il ragazzone con il disco che ora è dorato. Mi chiedo da quanto siano qui, forse dall'apertura pomeridiana, ben oltre un' ora prima. Con i due novelli sposi e il fotografo mi sento la Steve McCurry de noialtri in procinto di scattare la foto che parla dell'amore al tempo del digitale. Spezie e fiori sono tuttavia più magnetici di qualsiasi sbordatura di ego e proseguo la visita senza più istruzioni, ma tutta a sentimento. Cammino tra i filari e mi lancio a respirare le sommità fiorite dimenticando che le api stanno facendo altrettanto. Se non ne ho aspirata alcuna è perché percependomi come una povera cittadina in cerca di emozioni si saranno tenute (loro) a distanza di sicurezza. Le specie di lavanda arrivano da ogni parte del mondo assecondando i viaggi dei proprietari della tenuta che ne hanno fatto prima una passione e poi un lavoro. Pare che aziende come la Carlo Erba e quelli della brillantina Linetti si siano riforniti proprio da questa grande coltivazione calabrese. Cerco di raggiungere la sommità di una collina su cui svettano due omini stilizzati realizzati con i covoni di grano tagliato e fiancheggio la coppia che evidentemente ha scelto il Steve McCurry di Campotenese che insiste decine di minuti nella stessa posa dando ordini perentori: "Sposo guarda la sposa con desiderio"; "Sposa avvicina la guancia al collo dello sposo. NO! non toccatevi!; "Sposo avvicina le labbra alla spalla. Ma NO, non così vicino". Guardo in volto il ragazzo che finalmente ha le mani libere e lo sguardo imperlato verso la collinetta dove forse medita di fuggire per non tornare mai più indietro. Avrei voluto scambiare un'occhiata di intesa con questo lui che immagino definitivamente single fino alla fine dei suoi giorni. Raggiungo la collinetta e recupero in uno scatto le sommità delle altre cime di cui un cartello serigrafato indica i nomi. Torno a valle in tempo per raccogliere la seconda parte del tour che ora ha a capo un'altra ragazza meno spazientita della prima. Ci porta a scoprire le procedure di distillazione e ci fa provare le diverse intensità di profumo spiegando le differenze di impiego tra idrolato e oli essenziali. Naturalmente arriva anche per me il momento foto ricordo e con l'amica dei viaggi improvvisati torno a cercare la prospettiva migliore. Intanto tra oli e profumi naturali siamo stordite peggio che a un happy hour e incrociando ancora la troupe fotografica (sempre loro!) - forse libera da freni inibitori - la mia amica si lascia andare a una serie di improperi sulla monopolizzazione della porzione di parco più scenografica. La seguo in silenzio perché temo si deconcentri per gli scatti "da copertina" che le ho chiesto e adesso, passandogli davanti, osservo finalmente gli sposi immaginando sui loro visi la felicità e la serenità che si respira tutta intorno. Lui guarda lei imbronciato. Lei guarda scocciata altrove e parecchio incazzata il fotografo che è in pieno orgasmo creativo. Come Dio vuole riusciamo a scattare le nostre di foto e abbandonare l'area protetta dalla "squadra matrimoniale" giusto in tempo per incrociare una nuova coppia che però è in autoproduzione: il fidanzato è anche fotografo. Lei ha comprato un vestito che riproduce esattamente i colori e i fiori di lavanda. A vederla da lontano sembrerebbe un filare che si agita come un'onda anomala prendendo forme inconsuete. Chissà lo stordimento delle api. Abbiamo lasciato il parco alle 1830. Il fotografo di cerimonie era ancora tra i filari a immortalare adesso l'odio dei visitatori. Auguri agli sposi. Zoomando l'immagine panoramica (in basso a destra) vedrete la squadra del fotografo in azione
1 Comment
Nicola
7/14/2023 19:21:50
Ho letto l'articolo come ha detto mia moglie... bello sembra di camminare tra le filare di lavanda e incontrare questi sposi e questo fotografo bizzarro
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Alessandra NennaParlo e scrivo dal basso. Archivi
Gennaio 2024
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