Sapete cos’è l’effetto farfalla? Se ne è parlato in decine di libri, film e naturalmente saggi scientifici. È quella teoria per cui una singola azione, un piccolo gesto, può determinare il futuro in maniera imprevedibile. Storica la frase: Il batter d'ali di una farfalla in Brasile, può provocare un tornado in Texas. Scendiamo a dimensioni più umane. Ieri, in treno per andare al lavoro, girovagavo sui social e ho visto un post di Amnesty in cui si raccontava della campagna per la liberazione di una giovanissima donna iraniana, Yasmin Aryani, di soli 24 anni, arrestata con sua madre nell’aprile 2019 dalle autorità di polizia. La sua “colpa”? Un mese prima, l’8 marzo, aveva messo in atto la sua personale rivoluzione contro l’obbligo del velo. Ha preso la metropolitana e con altre attiviste ha semplicemente regalato fiori ad altre donne, a capo scoperto. Riscrivo così ne prendo coscienza io stessa. Regalava fiori augurando a tutte le donne la libertà di scegliere. L’obbligo del velo in Iran è stato sancito nel lontanissimo 1979 da una direttiva dell’allora capo supremo Khomeini. Il punto è che la polizia (spesso coadiuvata da uomini comuni che si ergono a vigilanti) ha il potere di fermare ed esaminare i vestiti delle donne – se troppo attillati per esempio – o addirittura se per caso non lasciano sporgere dal velo troppi capelli. Sono liberi per questo di picchiarle e arrestarle. L’inizio di questa protesta pacifica (dicembre 2017) è stato a opera di Vida Movahedi che in una nota piazza di Teheran si tolse il velo appendendolo a un bastone e sventolandolo. Da allora molte donne si sono unite a lei, compreso Nasrin Sotoudeh, nota avvocatessa per i diritti umani, condannata a 33 anni di carcere e 148 frustrate. Sì, perché oltre che sottoposte a processi ingiusti (vengono accusate di incitamento alla prostituzione e pericolo per la sicurezza nazionale) ci sono le torture e la reclusioni in luoghi dove non c’è alcuna tutela per la salute. Leggevo questa storia ieri mentre andavo al lavoro, vestivo una divisa anch’io, ma che non preclude alcuna libertà, anzi. Nessuno viene a esaminare come sono vestita in tutti i contesti della mia vita e non ho obblighi verso il mondo esterno se non il rispetto di una morale condivisa. Soprattutto nessuno mi picchia sulla base di come appaio. Certo, accadono cose terribili nel mondo ogni momento perché alcune persone si sentono piccole e vedono in questi gesti di libertà una grandezza che devono tentare di sopprimere. Ma una piccolissima porzione di responsabilità è di tutti se lasciamo che sia. Per il solo fatto di sentirmi fortunata a essere nata in una parte diversa del mondo, stamattina ho firmato la petizione di Amnesty. Un gesto ancora più piccolo che porgere un fiore in una metropolitana perché l’ho fatto seduta comodamente al pc di casa dove stavo cercando di occuparmi di altre urgenze, come tutti voi che state leggendo. Credo però fermamente che una volta che una storia arriva fino a te, ne diventi responsabile. Ecco perché prima di tornare alle mie scadenze e seguire le vicende di un’altra guerriera, ho voluto scrivere queste righe. Se volete firmare le petizioni seguite i link sotto. Fate circolare questa storia. Perché queste donne sono ancora recluse e Dio solo sa che altro accade loro. Grazie. Petizioni: www.amnesty.it/appelli/yasaman/ https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-nasrin/
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Alessandra NennaParlo e scrivo dal basso. Archivi
Gennaio 2024
HomeVoce ai personaggi (il podcast del romanzo)
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